A Verona i certificati dell’anagrafe anche in edicola. Ma è polemica

Verona, certificati anagrafici anche in edicola. Ma è polemica.

Dalla residenza allo stato di famiglia, presto i certificati demografici digitali potrebbero arrivare in edicola. Ed essere ritirati senza recarsi agli sportelli, presentando carta d’identità e codice fiscale all’edicolante di fiducia. Un nuovo canale per avvicinare i cittadini, semplificare la vita di chi non è abituato ad usare la tecnologia e ampliare l’offerta dei servizi, proprio sotto casa. Le edicole interessate a fornire questa nuova prestazione possono già farsi avanti. Entro la settimana, sul sito del Comune, sarà infatti pubblicato l’avviso con tutte le indicazioni per attivare le prime collaborazioni. Sono 109 le edicole a Verona, alle quali vanno aggiunti i 22 chioschi edicola. Praticamente 131 nuovi possibili sportelli decentrati dell’anagrafe. 

Le edicole abilitate potranno rilasciare i certificati disponibili sullo Sportello Zero con timbro digitale. L’accesso alla piattaforma sarà garantito attraverso la nuova identità Spid. La convenzione avrà la durata di tre anni e potrà essere rinnovata. I commercianti potranno richiedere un corrispettivo per il servizio erogato, fino ad un massimo di due euro.
In questo modo, recarsi allo sportello è sempre meno necessario.

Sono molteplici, infatti, le possibilità garantite ai cittadini. Prima di tutto l’autocertificazione valida sia nei rapporti con le amministrazioni pubbliche che con i privati. E poi le differenti modalità attivate per richiedere, invece, i certificati con timbro. Dal classico sportello fisico, all’online. Dal 2018, infatti, come previsto e garantito dalla legge, basta un pc e, ora, l’identità Spid per accedere allo Sportello Zero e fare tutto da casa o con l’aiuto di un parente. E presto potrebbe aggiungersi anche l’edicola, attività presente in maniera capillare sul territorio.

I certificati digitali.

I certificati digitali sono legalmente valevoli, hanno la stessa validità di quelli firmati dagli ufficiali pubblici. Riportano a fondo pagina un codice che può essere decodificato, usando un apposito software di visualizzazione, ma non può essere falsificato. Tra i più richiesti online i documenti su residenza, stato famiglia, nascita e matrimonio. In sei mesi, dall’inizio dell’anno, sono stati 81 mila i certificati digitali stampati dai cittadini attraverso lo sportello virtuale del Comune di Verona.

E quindi da casa, accedendo con lo Spid. Un servizio quello online largamente utilizzato, anche se mediamente ogni anno sono ancora 20 mila i cittadini che si recano agli sportelli fisici per chiedere un certificato. Ecco perché l’importanza di ampliare l’offerta sul territorio visto il largo utilizzo della documentazione digitale.

L’assessore.

“Un passo avanti verso la digitalizzazione a portata di tutti. Dopo essere stati una delle prime venti città italiane a fare lo Spid online, ora vogliamo attivare un nuovo servizio di prossimità, una modalità per avvicinare i nostri sportelli alla cittadinanza ed evitare code e perdite di tempo, soprattutto per chi non ha la possibilità di fare tutto da casa collegandosi online – ha spiegato l’assessore ai Servizi demografici Stefano Bianchini –. Il servizio di certificazione digitale è erogato da diversi anni ed è utilizzato da molti cittadini. Ma la tecnologia non è a portata di tutti. Per questo abbiamo pensato alle edicole, per il rapporto di fiducia che hanno con i loro clienti”.

L’opposizione.

Un’iniziativa, quella dell’amministrazione, che però non va già all’opposizione di palazzo Barbieri. In particolare al gruppo consiliare del Pd: “Anziché preoccuparsi di ripristinare, come sarebbe logico e doveroso visto il parziale rientro dello stato di emergenza sanitaria, gli ordinari servizi anagrafici comunali, l’assessore Bianchini si inventa di coinvolgere soggetti terzi per erogare un servizio che i dipendenti e le strutture comunali sono perfettamente in grado di svolgere autonomamente e in efficienza, con in più l’aggravante di caricare la popolazione più anziana di costi aggiuntivi che non sarebbero dovuti”.

“La buona notizia – continuano i consiglieri dem Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani – è che, a suo modo, l’assessore ha finalmente capito che non tutti gli anziani sono in grado di far fronte autonomamente alla digitalizzazione dei servizi comunali. La cattiva notizia è che detti anziani, come se questa carenza di competenza fosse una colpa, dovranno pagare di tasca propria per godere di servizi che per il resto dei cittadini sono, di base, gratuiti. Non è soluzione accettabile e non è nemmeno originale”.

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