Inps di Verona, la denuncia dei sindacati: “Siamo al collasso”

Folla in uno degli sportelli INPS a Napoli tra le citta' con più richieste di domande di pensione anticipata con Quota 100, 8 febbraio 2019 ANSA / CIRO FUSCO

Con il recente bando di mobilità se ne va il 25% del personale, e l’Inps di Verona rischia il collasso. Fp-Cgil: “Intervenire subito”.

Inps di Verona al collasso per le “gravi e perduranti carenze di personale che a breve, in assenza di interventi urgenti, sono destinate ad aggravarsi fino a ridurre il servizio al lumicino”: è ciò che è stato discusso dai dipendenti delle sedi veronesi in un’assemblea sindacale in contemporanea con i colleghi di tutte le altre città del Veneto.

E la situazione è destinata a peggiorare, dato che “tantissimi dei lavoratori assunti con gli ultimi concorsi – l’ultimo non più tardi di due anni fa – reclutati per lo più tra i neolaureati del Sud, hanno infatti aderito al bando per la mobilità del personale recentemente bandito dal Governo centrale, ottenendo così l’avvicinamento a casa“. Lasciando quindi sguarnite centinaia di posizioni in tutto il Veneto, in particolare a Verona dove le uscite attese sono ben 54 su 216 dipendenti, pari al 25% del personale attualmente in forza nelle quattro sedi Inps di Verona capoluogo, Legnago, Villafranca, Caprino Veronese e San Bonifacio. Fino a 10 anni fa l’organico ammontava in totale a 250 unità.

“Una politica delle assunzioni inaccettabile”.

Un volantinaggio agli ingressi delle sedi Inps ha informato i cittadini delle ragioni della mobilitazione e chiesto la loro solidarietà.

“La situazione è a dir poco paradossale: chi ha bandito la mobilità non ha pensato a coprire le posizioni che prevedibilmente si sarebbero liberate nelle regioni del Nord, Veneto e Verona in primis” conferma Elisabetta Rossoni referente per il comparto funzioni centrali della Fp Cgil Verona. “Il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici ad ottenere l’avvicinamento a casa è sacrosanto, quello che è inaccettabile è questa politica estemporanea delle assunzioni e del personale che evidentemente ha finalità diverse dal buon andamento dell’ente.

Il ritorno al sud di tanti lavoratori e lavoratrici si spiega anche con l’alto costo degli affitti e del caro vita nelle città del nord, rapportato a stipendi che soprattutto in ingresso non sono alti come si potrebbe immaginare.

Con il Covid e la stagione dei bonus il lavoro negli uffici Inps è cresciuto esponenzialmente e si aggiunge all’attività ordinaria che riguarda pensionamenti, prepensionamenti, indennità di disoccupazione, tutti aspetti essenziali nella vita dei cittadini che meritano il massimo della considerazione e dell’organizzazione”.

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