Filovia a Verona, c’è la data finale di conclusione dei lavori: “In strada nel 2026”

Filovia Verona, approvato il Piano finanziario e l’accordo tra comune e Amt3: stimata in 57 milioni la somma da pagare per il recesso.

L’iter per la realizzazione della filovia a Verona raggiunge il suo capitolo finale, tra i malumori dei cittadini che protestano contro i disagi legati al traffico e alla viabilità. Il cerchio si è chiuso definitivamente grazie all’approvazione da parte della giunta il Piano economico finanziario aggiornato dell’opera e l’accordo di contribuzione tra Comune, Amt3 e Bei, che permette di proseguire i lavori appena avviati per concluderli nel 2026 come da cronoprogramma. La delibera sarà esaminata dal Consiglio comunale nelle prossime settimane.

Ma la notizia dell’avvio dei cantieri non è stata accolta positivamente dai veronesi. Una reazione a cui il comune ha risposto ribadendo che “rendere una città più moderna ed efficiente richiede opere ed infrastrutture che senza i cantieri non vedrebbero luce”. 

L’amministrazione ha più volte sottolineato l’importanza che la filovia riveste sotto diversi aspetti, da quello di “dotare finalmente la città di un mezzo di trasporto pubblico di massa veloce ed efficiente al passo con il modello di mobilità delle città europee ai vantaggi sul fronte ambientale e della qualità della vita, evidenziando i lati positivi di un’opera il cui iter amministrativo è partito più di 30 anni”.

“Recesso contratti un danno enorme con ricadute sui cittadini”.

“Ma c’è un altro aspetto, che forse ai veronesi non è ben chiaro, ed è quello economico. Cosa succederebbe, sul fronte finanziario, se oggi il comune decidesse di non realizzare più la filovia? Ebbene, l’amministrazione comunale dovrebbe pagare direttamente più di 57 milioni di euro tra spese già sostenute e penali. Una somma che è pari a più di un terzo del valore complessivo dell’opera, circa 155 milioni di euro il 60 per cento dei quali a carico dello Stato e il restante 40 a carico del comune attraverso Amt3, con un finanziamento della Banca europea degli investimenti”.

L’amministrazione, sottolinea la nota di palazzo Barbieri, ha quindi cercato di “accelerare il più possibile l’iter già avviato, portando a casa in pochi mesi l’approvazione da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile della variante al progetto filovia, l’aumento di capitale delle società per 1,5 milioni di euro, la stipula del mutuo con la Bei che copre il costo dell’opera a carico del comune, il finanziamento dei due parcheggi scambiatori la cui realizzazione è propedeutica alla messa in strada del mezzo pubblico (6,5 milioni di euro di cui 3 milioni per il park a Verona Est da 350 posti e 3 milioni e mezzo per quello di Ca’ di Cozzi da 500 posti)”.

“Per i conti pubblici sarebbe un danno enorme, con ricadute inevitabili anche sui cittadini, che loro malgrado si troverebbero a ‘pagare’ i costo di un’opera mai realizzata”.

I contributi a Amt3.

Il Piano economico finanziario recepisce l’aggiornamento dei costi aggiuntivi derivanti dalla perizia di variante di lavori; le ultime previsioni relative alla tempistica e al cronoprogramma, un diverso orizzonte temporale di riferimento fissato in 20 anni, l’aggiornamento delle condizioni bancarie ed una diversa modalità di finanziamento rispetto al Pef 2010.

Il comune verserà ad Amt3 un contributo pari a 38,2 milioni di euro a titolo gratuito che verrà erogato con importi annui predefiniti per il periodo dal 2023 al 2045. Altri 28 milioni di euro saranno concessi alla società in conto capitale con importo annuo dal 2026 al 2041.

“La giunta ha chiuso il cerchio sul progetto filovia, approvando il Pef aggiornato e l’accordo di contribuzione tra Comune e Amt3”, ha spiegato l’assessore al Bilancio Michele Bertucco. “Nel documento viene anche stimato l’onere complessivo conseguente all’eventuale recesso dei contratti in essere e alla rinuncia alla costruzione dell’opera, circa 57 milioni di euro senza contare le eventuali penali che verrebbero richieste dalle ditte appaltatrici. Un danno enorme per le casse comunali che ricadrebbe inevitabilmente sui cittadini”.

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