Perché il Chievo Verona è fallito?

Per diversi anni, nonostante non sia mai stata una presenza piuttosto salda nell’ambito del campionato di Serie A, il Chievo è diventato un vero e proprio simbolo del campionato di calcio del nostro paese. Squadra da sempre molto riconoscibile in virtù della sua tifoseria molto particolare, il Chievo, in molti anni, è emerso come squadra piuttosto solida, con un gioco roccioso che spesso annullava gli avversari e determinava numerosi pareggi in campionato. Il fallimento del Chievo, al termine della stagione 2018/2019, ha rappresentato sicuramente una delle pagine più buie del calcio italiano.

Ma perché il Chievo Verona è fallito? A distanza di anni, continuano gli scontri con Igor Campedelli e la società, rappresentata anche da Sergio Pellissier che ha deciso di fondare una nuova realtà calcistica fatta ripartire dalla terza categoria. Eppure, nel cercare di riavvolgere le tappe, è importante considerare quali siano stati i passaggi che hanno determinato il fallimento del Chievo e dell’operazione Campedelli.

Il fallimento del Chievo

Il fallimento del Chievo c’è stato ufficialmente all’inizio della stagione 2019/2020 quando, a seguito dell’analisi dei bilanci da parte del Covisoc (che aveva già preventivamente avvertito il presidente e la società), ente competente per valutare i bilanci di ogni squadra che vuole iscriversi ad un campionato professionistico italiano, il Chievo è stato estromesso dal calcio professionistico italiano. In realtà, per cercare di comprendere le dinamiche che hanno comportato il fallimento del Chievo, bisogna riavvolgere il nastro e tornare alla stagione 2018, quando il Chievo era stato punito per una serie di plusvalenze fittizie che erano state realizzate con il Cesena, prima che il caso potesse esplodere e coinvolgere tante altre società italiane e internazionali.

Igor Campedelli e la società del Chievo, infatti, gonfiavano volutamente il valore di mercato di alcuni calciatori per aggirare le problematiche relative al Fair Play Finanziario e ai numerosi debiti che il presidente del Chievo aveva accumulato nel corso degli anni. Scoperta la situazione economica, il Chievo non ha più potuto far riferimento a manovre fiscali di questo genere, per cui il debito si è allargato ancor più causando la cancellazione della squadra dal calcio professionistico.

Il fallimento della Paluani nel 2023

Al fallimento del Chievo ha fatto seguito un altro passo falso per Igor Campedelli, a dimostrazione della difficile condizione economica da parte dell’ex presidente del Chievo. A causa di un debito di 82 milioni di euro, infatti, è stato registrato il fallimento della Paluani, storica realtà che si trovava alla base della creazione di panettoni e pandori, spesso esibiti in campo, durante il periodo natalizio, anche da parte del Chievo e dai giocatori a bordo campo.

Come si legge su Chronist.it, infatti, la società era stata venduta inizialmente a Sperlari (la società delle caramelle Rossana e non solo) per tentare di risanare il debito ma, a causa di una condizione economica disastrosa, non è stato possibile evitare il fallimento che, per Igor Campedelli, rappresenta la seconda “sconfitta” burocratica in pochi anni.

La nascita del Clivense FC

A seguito del fallimento del Chievo, Sergio Pellissier ha deciso di far ripartire la realtà veronese con la terza categoria e con la nascita del Clivense FC. In un primo momento, la squadra era stata chiamata FC Chievo 1929 ma, in virtù dell’assenza di un titolo cittadino, la squadra è stata costretta a cambiare nome: nonostante problematiche societarie affrontate nei primi due anni di storia, la Clivense ha ottenuto due promozioni ed è attualmente in Serie D, guidata – nelle vesti di presidente – da Sergio Pellisier che ha deciso di far ripartire la storica realtà del quartiere di Verona.

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