Dopo il libro, il film: il regista veronese Marco Pollini raddoppia

Parte da Verona ma è ambientato a Napoli il romanzo di formazione scritto da Marco Pollini. 

E’ uscito il libro del regista, produttore, editore e autore veronese Marco Pollini. Il titolo è “L’oratore”. Si tratta di un romanzo di formazione che racconta una coraggiosa ed emozionante storia di un riscatto sociale, che supera i classici stereotipi riguardanti il sud Italia. Un’opera che descrive con innato purismo l’arte della dialettica, e che presto si trasformerà in un film diretto dallo stesso autore.

Infatti, Pollini sta lavorando al riadattamento cinematografico del suo romanzo, co-prodotto da due società americane, con la sua casa di produzione e distribuzione cinematografica Ahora! Film. “Ho già tutto in testa, inquadratura dopo inquadratura, movimento dopo movimento…”, svela il regista veronese.

Ambientato nei quartieri più poveri e popolari di Napoli, precisamente a Scampia, il romanzo racconta la storia di un giovane ventenne che, con i soldi di un usuraio riesce a comprarsi un pianoforte a coda con cui suona nelle più belle piazze partenopee, assieme all’amico Luca.

“Ho scritto questa storia immaginando un ragazzo che vive in una situazione disagiata e di costante pericolo ma che, grazie alla sua passione per l’arte e a quella inestimabile capacità di ‘arrangiarsi’, riesce a reinventarsi, ad incidere in modo significativo sulla sua vita e a cambiare le sorti di un destino che per lui sembra già essere scritto. È una storia di formazione in cui il giovane protagonista intraprende un intimo viaggio dentro e alla ricerca di sé, che lo porterà ad un’insolita evoluzione in cui saprà finalmente fare i conti con il passato per guardare al futuro”, chiosa l’artista.

L’idea del romanzo nasce da un lutto recente vissuto in prima persona da Pollini. Quando a gennaio dello scorso anno ha perso, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, prima lo zio e poi il padre. È stata la dolorosa esperienza di queste perdite, per cui ha scritto brevi orazioni durante i funerali, a farlo riflettere sull’importanza della commemorazione.

Da qui nasce l’incipit della storia, a cui Pollini ha poi dato una valenza sociale e culturale, omaggiando anche una città che ama da sempre, Napoli appunto. Da L’Oratore fuoriescono le diverse anime del poliedrico regista, che si muove con maestria dalla regia alla scrittura, utilizzando diverse forme espressive, per evidenziare l’urgente bisogno di raccontare suggestioni ed emozioni in cui tutti, in un modo o nell’altro, possono riconoscersi.

“È una storia di riscatto sociale ma è anche un ritratto di una delle città che amo di più al mondo, Napoli. È un omaggio alle sue strade, ai suoi vicoli, alle sue piazze, ma ai suoi abitanti e a quella magia che nessun altro posto al mondo può vantare – conclude -. L’ambientazione partenopea offre un panorama sociale e culturale capace di allargarsi in modo trasversale, diventando in questo modo una vera e propria metafora dal carattere universale”.

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