Covid in Veneto: a Vicenza chiese extra. A Verona container per le salme

Le celle mortuarie tutte occupate. Nella cappella del San Bortolo, i banchi sono stati spostati all’aperto, per far spazio alla fila di bare:

mercoledì a mezzogiorno, sedici erano in attesa di essere portate via, una situazione che si ripete da tempo e che sottolinea la gravità del momento. Nei giorni scorsi, l’Usl Berica ha inviato ai sindaci dei comuni dei due distretti sanitari un doppio appello, quello per ridurre i tempi di osservazione delle salme (otto ore anziché 24) e ad accelerare le pratiche per i funerali. Le difficoltà sono oggettive. La scorsa settimana molti centri del Vicentino hanno dovuto fare i conti con un numero altissimo di decessi, una condizione che ha generato attese di giorni e giorni per i funerali. I sindaci si sono mossi di conseguenza. «In questi giorni — fa sapere il vicesindaco Matteo Tosetto — i nostri uffici sono molto impegnati con le pratiche perché muoiono a Vicenza, in ospedale e nelle case di riposo, molti cittadini residenti in altri comuni». Il capoluogo, però, deve fare i conti anche con il forno crematorio non funzionante. La cremazione, peraltro, è obbligatoria per i decessi Covid, quindi i feretri vengono portati verso Padova e Spinea, con inevitabili ritardi: in molti casi l’attesa per i funerali è di circa una settimana. Sempre per il sovraffollamento dell’obitorio del San Bortolo, le salme dei pazienti Covid morti in casa, vengono spostate prevalentemente ad Arzignano e a Noventa, gli altri due poli dell’Usl 8.E nel resto della provincia? Arzignano e Valdagno, due tra i centri più colpiti, si trovano in situazioni leggermente diverse. Nella prima città, l’ondata di decessi dovuta al Covid 19 sembra essere finita, ma nei giorni scorsi, il Comune ha messo a disposizione la chiesetta di San Rocco proprio per ospitare le bare in attesa dei funerali. «Ma le tempistiche — fa sapere il sindaco, Alessia Bevilacqua — ora sono calate: si riescono a celebrare anche nel giro di un paio di giorni».

 L’accelerata
 Anche a Valdagno i numeri correlati al Covid 19 sono in discesa: mercoledì la città ha contato tre vittime a causa della pandemia, nei giorni scorsi il dato giornaliero arrivava a 9-10. Ecco perché il Comune, in questo, caso, ha mobilitato i dipendenti comunali, raddoppiando i necrofori: «Si stanno celebrando molti funerali — afferma il primo cittadino, Giancarlo Acerbi — è stato necessario un potenziamento». Nella giornata di mercoledì, l’Usl Berica ha contato otto decessi, con 426 nuovi casi e 495 «negativizzati». Negli ospedali dell’azienda si liberano tre posti letto, anche se l’area medica di Vicenza vede una crescita di sette ricoverati. Quattro decessi e 259 nuovi positivi, ieri, nell’Usl 7 Pedemontana, con sei posti letto liberati.

 Il comitato per l’ordine e la sicurezza
 Mercoledì mattina intanto si è tenuta una nuova riunione del comitato ordine e sicurezza pubblica in prefettura che ha stabilito il ripristino per il prossimo weekend dei check point nel centro storico di Vicenza. E a Castelgomberto sono quaranta i cittadini che hanno risposto all’appello del Comune in cerca di volontari per aiutare le persone in difficoltà causa-Covid. «Saranno formati dalla Protezione Civile — ha fatto sapere l’assessore ai servizi sociali Davide Schiavo — e messi disposizione delle persone che si trovano in quarantena, per diverse necessità, dalla spesa al dog sitting».

 Il container a Verona
 Un container per accogliere salme, in aumento a causa dei decessi per Covid, è stato collocato all’ospedale di Legnago (Verona). Lo ha confermato l’Ulss 9 Scaligera, precisando che «si tratta di una prassi già adottata da altri ospedali in particolari situazioni». Il container frigorifero- come anticipato dal Gazzetino – si trova tra l’edificio che ospita le celle mortuarie ed il pronto soccorso dell’ospedale «Mater Salutis» e non è visibile dall’esterno. Il nosocomio della bassa veronese secondo l’ultimo report dell’Azienda Zero della Regione Veneto ha 102 pazienti Covid ricoverati e 19 in terapia intensiva. Fonti dell’Ulss 9 hanno spiegato che il regolamento impone di tenere sempre un posto libero nelle celle mortuarie per eventuali casi che necessitano di autopsia. «L’incremento dei decessi ha reso necessario provvedere con questa struttura provvisorio, per motivi di decoro. Nessun familiare ha manifestato disagio, né ci sono state lamentele» conclude l’Ulss 9 Scaligera. (Corriere.it)

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