Museo Castelvecchio: allestimento di opere mai esposte

Per la prima volta in esposizione al Museo di Castelvecchio, le opere ‘Arcangelo Raffaele e Tobiolo’

e cinque elementi del grande ‘Polittico dei Santi Quattro Coronati’ del pittore Antonio Badile III, tra i primi maestri di Paolo Caliari detto il Veronese. Un nuovo allestimento, collocato all’interno della sala della Galleria Dipinti dedicata alla pittura veneta, in cui sono visibili, oltre al Badile, i capolavori di Paolo Veronese, Jacopo Tintoretto e Giulio Licinio.

 Un progetto espositivo, studiato dalla direzione dei Musei civici veronesi, che oltre ad accrescere la proposta artistica del Museo, punta a valorizzare l’importante dipinto raffigurante l’Autoritratto di Badile, donato lo scorso anno alla città di Verona dalla signora Ida De Stefani Delaini.

 Grazie all’acquisizione di quest’opera, infatti, è stato possibile aggiornare il percorso del Museo di Castelvecchio e presentare un originale approfondimento dell’attività giovanile di Paolo Veronese e il contesto culturale della sua formazione artistica. L’Autoritratto è presente nella sala, sulla parete di fronte a tre famose opere del giovane Veronese – la Pala Bevilacqua Lazise (Madonna col bambino i santi Giovanni battista e Ludovico da Tolosa e i due donatori) realizzata per la chiesa di San Fermo Maggiore e tre piccole tele che illustrano episodi della vita di Ester.

Nuova esposizione
 Cinque elementi del grande ‘Polittico dei Santi Quattro Coronati’: l’opera, smembrata dopo i bombardamenti della seconda guerra e rimasto privo di incorniciatura, si trovava in origine nella chiesa di San Pietro Incarnario a Verona sull’altare dedicato all’arte dei lapicidi, di cui i Santi Quattro Coronati erano patroni. Questi dipinti di Antonio Badile costituiscono in questo riallestimento esempi cruciali per ricostruire l’ambiente della formazione del Veronese.
 Da un lato, peraltro, la stessa iconografia dell’Arcangelo che tiene per mano il giovane Tobiolo evoca il ruolo di guida del maestro. Dall’altro, la raffigurazione dei cinque santi lapicidi riflette il tema delle botteghe artistiche cinquecentesche, degli strumenti e metodi di lavoro che all’epoca si insegnavano e venivano poi tramandati dai collaboratori.
 L’accostamento con dipinti già presenti nell’esposizione museale, rendono l’atmosfera della sala luminosa e colorata, preannunciando quelli che saranno i tratti distintivi della festosa pittura del Veronese maturo che contribuiranno al successo della maniera dell’artista.

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