Verona, il crac milionario della Srl che gestiva le aste dei tribunali

È fallita lasciandosi dietro un buco che supera i 4 milioni di euro, la società privata che lavorava per il ministero della Giustizia gestendo aste e vendite per i tribunali di Verona, Padova e Rovigo.

martelletto285Le cose andavano male da tempo ma, nonostante le perdite «lievitassero» già dal 2017, la Corte d’Appello di Venezia (che aveva il compito di controllare la società) non è intervenuta per arginare la situazione. Così, a chiedere il fallimento è stato un curatore padovano che avanzava 200mila euro. Ma al ministero della Giustizia si erano accorti già nel maggio del 2019 che i conti facevano acqua da tutte le parti e avevano richiamato la Corte d’Appello a controllare date le continue insolvenze.

La gara d’appalto
 Save srl è una società privata, fondata a Padova in via Cesare Battisti e che oggi ha sede a Verona in via Chioda. Un decennio fa Save srl vinse una gara d’appalto per la gestione dell’Istituto Vendite Giudiziarie per i tribunali di Padova, Rovigo e Verona. In sostanza i tre tribunali si affidano alla Save Srl per mettere all’asta i beni di fallimenti, case, espropri, oggetti confiscati. La Save srl incassa il denaro per conto dei curatori fallimentari o dello stesso tribunale, tiene una percentuale e cede la liquidità a chi ne ha diritto. A vigilare che tutto si svolga nel rispetto del bando è, come detto, la Corte d’Appello di Venezia. È finita male: la Save srl è stata dichiarata fallita il 13 luglio scorso dal tribunale di Verona. A costringerla a portare i libri in tribunale è stato un curatore fallimentare di Padova, Michele Antonucci, che gestisce tra gli altri il fallimento di Interiorplus srl, società di arredamenti. Erano stati messi in vendita beni per 200mila euro, mai incassati. Il buco lasciato da Save srl è ingente: nell’ultimo bilancio 2018 depositato, i debiti sono pari a 3 milioni e 900 mila euro, quelli dell’anno precedente erano 2milioni e 900mila. Sempre nel 2018 i debiti verso i fallimenti di Verona, Padova e Rovigo erano di 1.700.542 euro. I bene informati dicono che il debito lasciato nel 2019 confermi il trend degli anni precedenti.

Dal padre al figlio
 La Save srl appartiene al veronese Gian Matteo Fenoglio, che l’ha ricevuta nel 2015 dal padre Silvio che l’aveva fondata nel 1978. È negli ultimi mesi che avviene qualcosa su cui si concentrerà l’attenzione del curatore fallimentare Davide Ferrarese. Si tratta della nascita della società Cms Srls, Centro multiservizi, il cui amministratore è Giovanni Gatti di Pescantina, ex direttore di Save srl. Cms Srls, fondata nel dicembre del 2019 con un capitale sociale di 500 euro, ha recentemente ricevuto il mandato da Save srl di gestire le vendite giudiziarie per suo conto visto, che evidentemente sommersa dai debiti, Save non riusciva a far fronte agli impegni. Ma a destare sconcerto nella gestione della società che amministrava beni per conto del ministero della Giustizia, è l’arresto di alcuni suoi amministratori avvenuto a febbraio. Si tratta dell’ex amministratore Daniele Degni, Stefania Franzoni, commercialista bresciana che ricopriva il ruolo di revisore unico, Francesco Alimonda, avvocato di fiducia della Save srl e un’altra commercialista con ruoli interni, l’ungherese Kristina Kadar. Tutti arrestati dalla guardia di finanza di Brescia per frode fiscale in un’inchiesta che non ha sfiorato Save Srl, ma che aveva il baricentro in alcune società di comodo che riscuotevano crediti d’imposta inesistenti. Graziano Da Lio invece, manager che in azienda si faceva chiamare Tarsilio, ha un passato di arresti per truffa. Si tratta di nomi che chi frequentava la Save srl conosce molto bene, alcuni sono stati licenziati poco prima degli arresti ma la mala-gestio ormai era fatta. Sarà sempre il nuovo curatore a far luce sul ruolo di queste persone che lavoravano per conto del ministero della Giustizia.

Le spese
 Ciò che a molti era parso evidente tra il 2016 e il 2019, è che la società ha cominciato ad assumere tanto personale in più, che i vertici giravano con auto di lusso, e che sono stati fatti ingenti lavori di ammodernamento dei capannoni (dove erano stipati i beni confiscati dai tribunali). Spese che, vista la situazione disastrata delle casse dell’azienda, forse potevano essere evitate. (Corriere.it)

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