Nel Veneto 10mila lavoratori irregolari in agricoltura, 5mila nel veronese

“Sono circa 10.000 i lavoratori irregolari nel Veneto nel settore agricolo, 5.000 dei quali nella sola provincia di Verona.

trattoreL’articolo 103 del Decreto Rilancio consente di regolarizzarli, con importanti vantaggi per le imprese stesse. Il Veneto ha bisogno di questo strumento, non solo per la condizione di colf e badanti, ma per molte realtà del lavoro, a partire dall’agricoltura. Non si possono ancora lasciare queste persone senza diritti e senza dignità”. Così Andrea Gambillara, segretario generale Flai Cgil Veneto, e Mariapia Mazzasette, segretaria generale Flai Cgil Verona, che spiegano:

 “Con l’art.103 del D.L. 34/2020, il Governo ha varato un dispositivo normativo di emersione dal lavoro irregolare in alcuni comparti essenziali, in conseguenza della situazione sociale emersa in ragione dell’emergenza sanitaria. Si tratta essenzialmente dei settori agro-alimentare e dell’assistenza/cura alla persona”.

La stima degli irregolari
 “L’agricoltura veneta è stata oggetto di analisi e studi scientifici da parte di soggetti terzi, che raccolgono dati inconfutabili. Istituti ed enti quali Istat, Inps, Inea, Veneto Lavoro ed altri, dimostrano come l’irregolarità contrattuale nell’agricoltura veneta si attesti da un minimo del 16% a valori maggiori inseguendo la media nazionale, purtroppo ancora più alta. Stiamo perciò parlando di una platea veneta di circa 10.000 lavoratori irregolari per la sola agricoltura, di cui ben 5.000 nella sola provincia scaligera dove i lavoratori ufficiali del settore agricolo sono circa 30.000 unità. Le stime vengono confermate anche dai rapporti annuali sull’attività di vigilanza elaborati dagli Ispettorati Territoriali del Lavoro. Un’agricoltura responsabile che guarda al futuro non può considerare positiva e perpetuabile questa condizione” continuano Gambillara e Mazzasette. Con riguardo alla composizione, se si considera che il 52% dei lavoratori agricoli è straniero, si può presumere che la condizione di irregolarità colpisca per la maggior parte lavoratori migranti, ma anche tantissimi veneti e veronesi.

Gli ostacoli all’attuazione della misura
 La presentazione delle istanze di emersione è attiva dal 1 giugno ma, ad oggi, ancora manca il decreto attuativo necessario a completare le tre possibilità previste per l’emersione e la regolarizzazione. E’ importante che il decreto attuativo sia approvato al più presto e sia le organizzazioni sindacali che datoriali devono fare pressione affinché ciò avvenga.

Percorsi speciali per richiedenti asilo
 . “Ma ci sono anche aspetti del decreto che sono già attuabili, in particolare per i migranti richiedenti asilo, che vanno fatti conoscere ai datori di lavoro, agenti individuati dal decreto per le due possibilità previste dal cosiddetto “comma 1”. Nella realtà agricola veneta la presenza di richiedenti asilo è rilevante. La loro condizione di regolarità (legale permanenza nel territorio e contratto di lavoro) non offre però certezze nel tempo più lungo, con potenziali ricadute negative sia sugli stessi soggetti, sia verso le aziende che attualmente li impiegano e che vorrebbero poter continuare nel rapporto per la migliore programmazione delle attività e anche in ragione della professionalità acquisita. In questo caso il Decreto offre la concreta possibilità di superare questa incertezza con la semplice presentazione dell’istanza di regolarizzazione; a maggior ragione se hanno già un rapporto di lavoro sussistente, senza dover attendere le evoluzioni della richiesta di riconoscimento internazionale e senza altri costi oltre il contributo forfettario previsto dall’art.7 del Decreto (500 euro)”.

L’informazione che manca
 “Poco pubblicizzata è anche la convenienza per i datori di lavoro che regolarizzano lavoratori anche privi di documenti di soggiorno: i costi contributivi e fiscali scattano infatti solo a partire dall’avvenuto perfezionamento del rapporto di lavoro oggetto dell’emersione”.

Prevenzione del caporalato
 “Preme evidenziare anche un ultimo aspetto molto importante – concludono Gambillara e Mazzasette – il rischio che tale normativa possa essere strumentalizzata dagli stessi caporali ed intermediari malintenzionati. Su questo non possiamo dimenticare come al raddoppio delle sanzioni già previsto nel decreto rispetto ai percorsi avviati e non completati, ma anche nei confronti delle istanze che risultassero “truffaldine”, si affianca e si affiancherà in misura maggiore l’attività degli organi ispettivi e, in sinergia, l’attività sindacale nel territorio. Sicuramente la FLAI-CGIL farà la sua parte. Abbiamo perciò tutti l’opportunità di allineare la condizione e la dignità dei lavoratori con le esigenze e l’evoluzione delle aziende, di ridurre lo spazio a chi sfrutta il dumping, scorretto ed illegale, tra le aziende e tra i lavoratori”.

 La Segretaria Flai scaligera Maria Pia Mazzasette invita a rivolgersi, per informazioni e per la presentazione delle domande, agli uffici Flai di Verona, Legnagno, San Bonifacio, San Pietro In Cariano, Isola della Scala. (comunicato stampa Flai Cgil Verona e Veneto)

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