La pittrice veronese Mara Isolani, da Sona all’Artexpo di New York

Verona, la pittrice Mara Isolani è partita dalla provincia ed è arrivata fino a New York.

Per la pittrice Veronese Mara Isolani, l’arte rappresenta il viaggio come metafora della vita nella sua totale universalità. Artista molto conosciuta, vanta una lunga carriera cominciata tra i banchi dell’Accademia Cignaroli di Verona, che successivamente l’hanno portata a partecipare a mostre di grande spessore, da Palazzo della Gran Guardia, fino all’Artexpo di New York.

Donna dallo sguardo dolce, cela dietro la sua fragilità una forza interiore materializzata nelle sue opere, che ritraggono oggetti o persone che fanno parte del quotidiano ma in una forma essenziale, che si distacca completamente dal superfluo. Il suo tratto pittorico apparentemente semplice, racchiude l’intima essenza dell’universo: “L’arte è vita ed evoluzione – spiega Mara Isolani -. Per progredire è necessario porsi continuamente domande, ed avere il coraggio di farsi delle autocritiche – rivela -. Mi è capitato di dipingere un quadro e trarne una immediata soddisfazione, ma con il passare del tempo, osservandolo in modo capillare, ho visto emergere alcuni difetti, ovvero le mie incertezze”.

Varcando la soglia del suo studio a Sona, cittadina dove vive e crea, si avverte al primo impatto l’energia dualistica che alberga in lei. Le opere di Mara Isolani sono una turbolenta mescidanza di anima e raziocinio: “Due componenti fondamentali – commenta l’artista -, se non ci fossero, sarebbe come usare inutilmente in un discorso insensato, parole di grande impatto”.

Lo stile della pittrice è di tipo realistico e contemporaneo, in perfetto stile americano. Evidente la sua attenzione nei confronti della realtà del quotidiano nella cui cornice incarna soggetti reali, persone di tutti i giorni, con i loro pregi e i loro difetti: grassi, magri, alti o bassi, in buona sostanza esseri viventi che attraversano la tela con la loro energia vitale. “Se un mio quadro sembra incompleto, significa che il mio viaggio non è terminato – conclude -. Questo perché la ricerca dell’evoluzione temporale è immortale, come l’arte”.

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