Bimba molestata in una Casa famiglia, le carte che accusano il Comune di Verona. La rabbia dei genitori: “Perché nessuno si è accorto di niente?”

Verona, la bimba che sarebbe stata molestata in una Casa famiglia.

“Perché non ci avete avvertito di quello che stava succedendo? Perché non avete evitato che accadesse?” Sono queste le domande che i genitori della bambina di 7 anni che sarebbe stata ripetutamente molestata all’interno di una Casa famiglia rivolgono ai servizi sociali che l’hanno in custodia. Ovvero i Servizi sociali del comune di Verona, i quali, interpellati, non rilasciano dichiarazioni. Bocche comprensibilmente cucite. L’assessore Maria Daniela Maellare risulterebbe, stando a quanto riferito dal suo ufficio a palazzo Barbieri, in ferie.

Dalla vicenda, della quale si sta occupando la Procura di Verona, emergono però ulteriori particolari. La piccola si troverebbe attualmente ospite di una Casa famiglia del vicentino da cinque mesi, insieme al fratellino di 11 anni (precedentemente erano stati ospiti di un’altra struttura, sempre nel vicentino), dopo che entrambi erano stati affidati ai Servizi sociali del comune di Verona, su disposizione del Tribunale dei minori di Venezia datata dicembre 2018. Casa famiglia nella quale, secondo quanto riferisce lo studio legale Miraglia, la bimba non avrebbe dovuto più stare già dall’estate scorsa: “A luglio del 2020 il tribunale aveva chiesto ai Servizi sociali di Verona di provvedere a valutare con solerzia il rapido rientro dei bambini all’interno del nucleo famigliare. Ma i bambini hanno continuato a rimanere ospiti in comunità”.

E questo nonostante i genitori avessero “intrapreso spontaneamente un percorso pedagogico” dal quale sarebbe emerso, come riportato dalla relazione conclusiva redatta da una pedagogista e come recitano le carte depositate in Procura, di “possedere capacità genitoriali adeguate”, mentre il perdurare dei bambini in comunità, sempre secondo il rapporto della professionista, avrebbe potuto “creare un danno evolutivo ai bambini che hanno bisogno di rientrare in famiglia”.

A nulla, secondo quanto sostiene lo studio legale che rappresenta i genitori della piccola, sarebbero però servite le richieste di solerzia da parte del tribunale (che nel luglio 2020 tra le altre cose incaricava i Servizi sociali di “valutare la fattibilità di un progetto di tutela diverso dalla permanenza dei bambini in comunità”), e nemmeno la relazione positiva rilasciata dalla pedagogista, tanto che i bambini sono rimasti all’interno della Casa famiglia, dove sono tuttora, e dove la piccola avrebbe subito le ripetute molestie.

“Delle molestie subite da nostra figlia siamo venuti a conoscenza soltanto lo scorso primo aprile durante un incontro con i servizi sociali, quando ci è stato riferito che la bimba subiva gravi e ripetute molestie fisiche e sessuali da parte di un altro ospite della stessa Casa famiglia. Perché non siamo stati tempestivamente informati? Perché nessuno ci ha detto niente?”, è la dichiarazione dei genitori che compare nella querela presentata alla Procura di Verona.

Querela nella quale l’assistente sociale e la psicologa dei Servizi sociali di Verona, l’avvocato curatore dei due minori e i coniugi responsabili della comunità familiare vicentina vengono accusati di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, violenza sessuale, violenza privata, lesioni personali, abbandono di minori, maltrattamenti in famiglia.

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