“Green pass? No, allontana i turisti”. Gli albergatori del Garda non lo vogliono

Gli albergatori del Garda bocciano il green pass.

Manca poco all’adozione del Green Pass europeo, e i turisti, italiani e stranieri, stanno ricominciando a popolare Verona e il lago di Garda. Ma il presidente di Federalberghi Garda Veneto, Ivan De Beni, è molto scettico sulla sua utilità. E assicura di non volerlo utilizzare.

“Considero il Green Pass una procedura che al momento è ancora poco chiara e di non facile ottenimento e ritengo possa rappresentare una limitazione e quindi un probabile ostacolo o comunque un freno alla libera circolazione dei turisti.  Non è ancora chiaro, ad esempio, quale sarà l’organismo che dovrà rilasciare questo nulla osta. Scaricare un’app attraverso l’utilizzo dello Spid, potrebbe non essere immediato e di facile realizzazione per tutti, senza considerare che una procedura di questo tipo rende le persone tracciabili con conseguente limitazione della privacy.

Il Green Pass non serve ed è sconveniente – continua -. É una certificazione che potrebbe creare confusione e avvantaggiare le destinazioni che non la utilizzano. Un viaggiatore ha tutto il diritto di sentirsi libero di viaggiare e di scegliere la destinazione del suo viaggio. Un certificato medico o un’autocertificazione che dichiari di essere vaccinato o immune o di essersi sottoposto ad un tampone, con risultato negativo, prima di intraprendere il viaggio, e oggi effettuare un tampone risulta sempre più facile perché si può fare anche in farmacia e tra poco addirittura a casa propria, dovrebbe essere più che sufficiente”.

De Beni lancia quindi una provocazione: “Noi, nelle nostre strutture, non richiederemo il Green Pass in quanto non lo consideriamo una condizione importante per venire a fare le ferie sul nostro territorio. Vogliamo che chiunque, con o senza Green Pass, sia libero di venire sul Lago di Garda a trascorrere una serena vacanza.

Durante la scorsa stagione turistica, senza vaccini, con la prima fase di contagi appena superata e quindi in una situazione di grande incertezza, senza nessun obbligo di presentare certificazioni di sorta, non è stato riscontrato nessun caso di contagio tra i turisti. Grazie anche al puntuale rispetto delle regole sanitarie che sono state adottate in tutte le nostre strutture e che continueremo ad adottare. 

A maggior ragione quest’anno con la veloce e ampia diffusione dei vaccini, e la grande maggioranza dei nostri turisti provengono da Stati in cui la campagna vaccinale è stata avviata e portata avanti con successo, con la facilitazione che abbiamo adottato insieme alla Regione Veneto per dare priorità alla  vaccinazione di tutto il nostro personale, con le nostre località che si stanno sempre più avvicinando allo stato di Covid free, quindi senza contagi registrati, riteniamo non ci sia la necessità di un documento sanitario come il Green pass. Il turismo ha un estremo bisogno di ripartire  ma ci sono normative, come questa, che invece di facilitare l’arrivo dei turisti li mettono in difficoltà. 

Il Green Pass è un cavillo in più a livello burocratico – conclude De Beni -, una iniziativa voluta dalla politica più che dagli imprenditori e comunque senza che questi ultimi siano stati interpellati al riguardo. Il mio timore è che altre destinazioni, nostre competitor, prendano le distanze dal Green pass perché condiziona negativamente il turista. Dovremmo essere competitivi e invece iniziative di questo tipo rischiano di rappresentare un autogol”.

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